Antonio Minissale Roberto Osculati, L’Evangelo di Giovanni, IPL, Milano 2000, pp. 218. in Parole di Vita 47/n.4 (2002), 61-62. Ecco un commento al Vangelo di Giovanni che non vuol essere strettamente esegetico, ma che presupponendo alcune opzioni fondamentali derivanti dallo studio storico - critico del IV Vangelo come anche da un approccio filosofico di tipo esistenziale, ne mette a fuoco una attualizzazione che parte dal principio che la parola evangelica continua a rivolgere un appello alla decisione di ogni singolo credente. Tutto il testo di Giovanni è diviso in 25 pericopi che sono riportate all’inizio degli altrettanti capitoli che costituiscono l’impianto del libro oltre l’introduzione. Di fatto ogni capitolo non commenta in maniera continua il testo preso in esame, ma vi si focalizza un aspetto del Cristo indicato ogni volta da un titolo emblematico, che coglie il messaggio fondamentale del brano trattato, come per esempio: l’agnello, lo sposo, il salvatore del mondo, il profeta, il Figlio, il pane vivo, il pastore, l’amato, il servo, il vincitore, il sacerdote, l’amico, ecc. Già nella prima battuta dell’introduzione si può intravedere l’approccio ermeneutico privilegiato dall’Autore che afferma: "L’evangelo di Giovanni rappresenta il culmine della teologia neotestamentaria. La vita di Gesù di Nazaret viene interpretata come rivelazione definitiva della parola divina nella carne umana" (5). Seguendo questa traccia, in una serie di quadri successivi si vuole provocare ogni volta un incontro credente tra l’uomo e la rivelazione portata da Gesù. In realtà, il vero luogo di questa rivelazione, pur facendo riferimento alla storia biblica come ambiente in cui si elaborano i vari simboli che vengono applicati dall’evangelista alla figura di Gesù, è focalizzato nel cuore dell’uomo di ogni tempo, come si sottolinea più volte: "Si trova quello che già si possiede, la novità deve nascere dall’intimo, da un cuore mutato, non si presenta dall’esterno" (33); "La scelta da fare, come sempre, riguarda il proprio io, la sua natura morale, il suo modo di vedere il mondo, le azioni che ne nascono" (113). E ancora: "Come sempre i discepoli esprimono le ragioni della religiosità intesa come obbiettività, adesione ad una realtà definitiva, che si impone per la sua evidenza ed è indipendente dalla soggettività intellettuale e morale. Gesù rappresenta ed esige un altro tipo di adesione a lui: capisce solo chi ama, chi segue, chi è coinvolto. Non è possibile conoscere una verità cui non si diviene affini nell’amore e nella dedizione" (146). Mi è sembrato importante citare le stesse parole dell’Autore, perché si possa capire l’originalità del suo linguaggio e l’insistenza con cui egli cerca di concentrare il messaggio nella relazione che esso stabilisce con ogni uomo che l’accoglie. Questo libro è nato dalle lezioni universitarie che l’Autore, ordinario di storia del cristianesimo all’Università di Catania e professore invitato nello Studio S. Paolo, tiene con notevoli risultati nella Facoltà di lettere, e perciò presuppone la verifica fattane presso gli studenti. Anzi, si riconosce pure un loro apporto nella stessa elaborazione di questo singolare commento: "Quanto infine ha trovato qui una stesura compendiaria è frutto di un intenso lavoro di ricerca. Molte intelligenze e sensibilità diverse hanno contribuito a formulare questo tentativo di interpretazione della parola evangelica e molte voci vive e giovani risuonano nella composizione unitaria, frutto spesso di una scoperta personale e di un dialogo appassionato" (9). A conferma di questo contesto accademico chiude il volume una concordanza italiana e greca di 87 vocaboli caratteristici del linguaggio giovanneo. In conclusione, un libro denso e limpido che sa parlare del Vangelo con una sensibilità laica e senz’altro accattivante. |